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Le sorgenti termali: la Caldana



Il patrimonio storico e naturalistico del territorio.

Descrizione

Il sistema geotermico responsabile delle ben note fonti termali di Acqui si inoltra in realtà fino a gran parte del territorio visonese, determinando anche in esso la presenza di diverse fonti solforose e tiepide e, come per le sorgenti acquesi, anche in questo caso la conoscenza e l'uso di queste fonti risalgono a tempi molto antichi.
 
Secondo la letteratura ottocentesca, le sorgenti termali principali di Visone erano un tempo:
  1. la Caldana, posta nel concentrico urbano nella via omonima, nei pressi della chiesa parrocchiale;
  2. la fontana del Quaré, collocata sotto una scarpata appena fuori del paese, non lontano dalla strada per Grognardo;
  3.  due (qualcuno riferisce tre) distinte sorgenti nei pressi del Rio Chiodi, in direzione di Acqui Terme.
Di esse, solo la Caldana è ancora oggi visibile. Ben nota già in epoca tardoromana, analogamente alle più copiose e rinomate sorgenti acquesi, a causa della vicinanza con esse non fu mai pienamente sfruttata in termini curativi se non dalla popolazione locale.
 
In origine scaturiva in una grossa vasca rettangolare in pietra (oltre sei metri per quattro), dove le numerose polle calde e fredde si mischiavano tra loro dando origine a un'acqua leggermente tiepida, dall'odore vagamete sulfureo e caratterizzata da una certa tendenza alla precipitazione di filamenti solforati e all'opalescenza.
Dopo la metà del Settecento la vasca fu divisa in due, nel tentativo di impedire il mescolamento tra le porzioni calde e quelle fredde, ma durante l'occupazione nazista alla fine della seconda guerra mondiale, per spregio, le forze occupanti distrussero la lastra divisoria. Oggi la vasca si presenta ricoperta da una soletta transitabile e ne resta visibile solo l'uscita, regolata da un rubinetto.
 
La Caldana fa parte dello stesso sistema geotermico acquese> le proprietà termali e in particolare le elevate temperature, non sono dovute alla presenza di fenomeni vulcanici localizzati, ma soltanto al riscaldamento per gradiente geotermico (cioè al passaggio delle acque in profondità nel sottosuolo). Le acque, secondo l'analisi isotopica, hanno origine meteorica, si infiltrano in profondità probabilmente all'altezza delle Alpi Marittime (gruppo di Voltri), e poi, dopo un tempo variabile tra quaranta e addirittura mille anni, risalgono riscaldate in superficie attraverso sistemi di faglie e fratture.
 
"Nel comune di Visone, Mandamento di Rivalta d'Acqui, lungi 9 metri ed un quarto a levante della Casa Parrocchiale havvi una sorgente solforosa chiamata la Caldana [...], la quale scaturisce in più siti entro una vasca lunga metri 6,16, e lunga 4,11, cinta di muro.
Quest'acqua forma ove scorre un sedimento filamentoso, giallognolo, di natura solforosa, ha un tenue odore epatico, il sapore è leggermente salso. La temperatura ne fu trovata dal Dottore Baldissone in principio di dicembre 1820 di gradi +16, essendo l'atmosfera di gradi +3. Fra le diverse polle racchiuse entro la vasca, le une sono più calde delle altre, di modo che, venendo e prime separate, se ne avrebbe un'acqua d'una temperatura più elevata.
La Caldana di Visone non fu per anco analizzata. Gli abitanti l'adoperano per la cura del gozzo. Il fango, che sta in fondo alla vasca, s'applica con vantaggio sulle estremità dolenti."
 
[da: B. Bertini, Idrologia minerale, ossia storia di tutte le sorgenti d'acque minerali note sinora negli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino, 1822, pp. 136-137]


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[scheda realizzata a cura dell'Archivio Storico Comunale]
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