La zona in cui sorge Visone era certamente già abitata in epoca romana, dal momento che a metà del sec. XIX si rinvennero diverse tombe e reperti nelle adiacenze della strada che dal paese porta ad Acqui.
La prima notizia storica riguardante il paese di Visone si riferisce invce al suo castello, dove il 4 maggio 991 il marchese Anselmo e sua moglie Gisla firmano la carta di fondazione dell’abbazia di San Quintino di Spigno. In questo periodo una quota importante della popolazione visonese è costituita da famiglie di origine longobarda.
All’inizio del XIII secolo, il titolo di visone passa a Manfredo Boccaccio, infeudato dal vescovo di Acqui insieme al fratello Guglielmo. I Boccaccio terranno il paese per oltre un secolo e mezzo, spesso in lite con la Mensa episcopale acquese per questioni di confini.
Nel 1180 il papa Alessandro II aveva deciso di unire la sede vescovile di Acqui a quella neonata di Alessandria, facendo nascere un lungo e feroce contenzioso tra le due comunità. Tra il 1205 e il 1207, per fronteggiare la numerosità delle forze alessandrine, gli acquesi stringono alleanza con diversi paesi circostanti, tra i quali Visone, ai cui abitanti è riconosciuta la cittadinanza acquese per poterli coinvolgere nella difesa della città.
All'inizio del '300 il feudo viene in possesso di Isnardo Malaspina, già signore di Cremolino, la cui famiglia lo deterrà per un paio di secoli. Corrado, nipote di Isnardo, viene eletto vescovo scismatico di Acqui nel 1380 dall'antipapa Clemente VII. Nel 1469 il marchese Guglielmo di Monferrato conferma il feudo di Visone ad Antoniotto Malaspina, il quale apporterà profonde modifiche al castello con ricostruzioni ed ampliamenti, che gli faranno assumere le forme mantenute poi fino a ‘900.
A causa della peste imperversante nella città nel 1450, il Capitolo della cattedrale di Acqui è costretto a riunirsi nella chiesa di Santa Maria di Visone per eleggere il nuovo vescovo Tommaso Deregibus.
Nel 1519 Giovanni Malaspina vende il castello di Visone a Maria Boverio della Corba, prima cameriera della marchesa Anna di Alençon.
Nel 1623 il conte Francesco della Corba lascia proprio erede universale il Collegio di San Paolo, che però rinuncia al possesso del castello di Visone a favore del nipote di Francesco, Ferrante de Cardona.
Raimondo de Cardona, vende il castello e il titolo feudale di Visone al genovese Luigi Centurione Scotto, la cui famiglia li manterrà ininterrottamente fino al XIX secolo.
Un famoso discendente degli ultimi feudatari visonesi fu il principe Carlo Centurione Scotto, la cui vita venne segnata dalla prematura morte del figlio Vittorio in un incidente aereo nel 1926: tale tragedia lo portò ad interessarsi allo spiritismo e ad organizzare numerose sedute spiritiche nella sua residenza di Millesimo, nel tentativo di mettersi in contatto con l'anima del figlio. Durante una di esse, il 29 luglio 1928 il principe si smaterializzò misteriosamente dalla stanza in cui si svolgeva la seduta (chiusa a chiave e sigillata con ceralacca) e ricomparve quasi due ore più tardi nelle scuderie del castello (chiuse a chiave dall’esterno). Questo clamoroso episodio, uno dei rari in cui sia apparentemente avvenuta la smaterializzazione e rimaterializzazione di una persona viva, scatenò aspre polemiche in tutto l’ambiente spiritistico mondiale e portò addirittura alle clamorose dimissioni per protesta di Sir Arthur Conan Doyle dalla Society for Psychical Research di Londra.
Nella notte tra il 18 e il 19 aprile 1861 una alluvione e il conseguente straripamento del fiume Bormida provocano una terribile frana nella frazione Malborghetto (il borgo vecchio), causando il crollo di molte case poste attorno al castello e della chiesa di Santa Maria delle Grazie, che sorgeva anch’essa entro le mura castellane, provocando la morte di quindici persone e modificando radicalmente l’aspetto del borgo.
A fine '800 ha sede in Visone una rinomata banda musicale, che per alcuni anni presta servizio stabile anche ai Bagni d'Acqui come banda ufficciale degli stabilimenti termali per l'intrattenimento degli avventori.
Nel 1893 si inaugura la linea ferroviaria Acqui-Ovada, estesa l'anno successivo sino a Genova, che porta notevoli vantaggi al paese poiché collega acquese con la riviera ligure, aprendo la strada a intensi rapporti sociali e culturali che caratterizzano profondamente l'intero territorio ancora oggi.
E' proprio la ferrovia, infatti, a dare un impulso notevole allo sviluppo economico del paese, tanto che nel 1895 la famiglia Rossi apre una filanda nel centro del paese per la lavorazione di seta e lana e pochi anni dopo, nel 1897, inizia lo sfruttamento "moderno" delle cave di calcare, con la costruzione dele fornaci per la cottura della pietra per ottenere calce idrata.
L'intensa attività industriale della zona richiede altrettanto intense disponibilità energetiche, per cui all'inizio del '900 si realizza una piccola centrale per la produzione di energia idroelettrica lungo la Bormida.
Fonti:
- G. Casalis - Dizionario storico statistico geografico commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna - XXVI, Torino, Maspero-Marzorati, 1834, pp. 29-31.
- F. Pellati - La torre di Visone - in: "Nuova antologia", CXXX (1907).
- B. Bosio - La "Charta" di fondazione dell'abbazia di San Quintino 4 maggio 991 - Visone, 1972.
- M.C. Goslino, C. Mignone, E. Olivieri - Visone: vita quotidiana nei secoli - Alessandria, Dall'Orso, 1994.
Sotto una litografia intitolata 'Il Castello di Visone, nella Provincia d'Acqui' (litografia di Enrico Gonin, 1841)